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Guardie e ladri, in cella c’è la guardia

Oggetto: Guardie e ladri, in cella c’è la guardia
da ADMIN su 15/4/2011 11:31:28

Otello Astolfi, 61 anni, una vita passata tra rapine, arresti vari e più o meno veloci scarcerazioni. Il 4 aprile del 2011 l'ultima rapina che però non funziona. Sulla via della fuga Astolfi e i suoi compari incontrano Mauro Pelella, 34 anni, guardia giurata che intima di fermarsi ai ladri e poi spara. L'auto guidata da Astolfi stava per investirlo. Muoiono Astolfi e un suo complice.
Risultato: Mauro Pelella è in carcere dal giorno della rapina con l'accusa di duplice omicidio. Il bandito ucciso e il bravo ragazzo che lo ha ucciso, così il numero di «Panorama» in edicola titola il servizio che racconta questa storia tutta italiana. Chiunque abbia seguito qualche cronaca degli ultimi tempi non poteva aspettarsi nient'altro che questo epilogo.
Ci chiediamo e si chiedono moltissimi italiani com'è che in Italia se la bilancia deve pendere da una parte pende piuttosto dalla parte di chi ha aggredito piuttosto che dalla parte di chi si è difeso o - ed è l'altra faccia della medaglia - ha difeso gli altri contro il delinquente. Più in generale, perché se c'è un secondo schiaffo (il primo l'ha già preso) lo prende sempre la vittima e mai il reo, cioè il manigoldo? Possibile che siano tutte coincidenze? Possibile che il fato, in Italia, sia garantista solo verso chi commette i delitti e non con chi li subisce? Certo, si dovrà vedere bene come sono andate le cose e se la reazione di Pelella è stata proporzionata all'offesa. Ma si dovrà pur tenere conto che la guardia stava per essere travolta dall'auto del ladro? Vedremo. Intanto che aspettiamo, però, vogliamo chiederci perché il Pelella debba stare in carcere senza poter vedere sua figlia Carmela appena nata? C'è il pericolo di fuga? Ma dove va? C'è il pericolo di inquinamento delle prove? Come potrebbe farlo risulta ben difficile immaginarlo. Non potrebbe certo, a questo punto inventarsi dei testimoni inesistenti. Gli inquirenti avranno certamente già interrogato i testimoni chiave. Può reiterare il reato? A parte che la pistola, ovviamente, non ce l'ha più, cosa può fare? E poi, eventualmente ci sono o no i domiciliari in passato concessi anche a qualche bel mafioso o camorrista. O, peggio ancora, a qualche artefice di violenze sessuali che, lui sì, le fatte di nuovo anche in quel regime di semi libertà.
Capite bene che è ben difficile che qualche suo collega, trovandosi in situazioni analoghe - figuratevi peggiori - agisca provando a salvare il salvabile. Avrà ben in mente il destino di Pelella e ci penserà due volte a far rispettare la legge rischiando la vita.
Tra l'altro qui non si tratta di un cittadino qualsiasi ma di un vigilante, armato perché la legge glielo consente. Semmai c'è da chiedersi se non andasse vigilato, data la sua storia e la sua recidività, Astolfi piuttosto che ora Pelella. Era certamente più pericoloso Astolfi allora che Pelella ora. Sarà interessante vedere come andrà a finire. Purtroppo, per ora, è solo preoccupante com'è iniziata.


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