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Dal sito Corriere.it Del 28/02/07 La guardia giurata aveva il compito di garantire la sicurezza Pistola alla tempia al bimbo che disturba
Milano, il gesto di un vigilante in una biblioteca. Gli altri ragazzini hanno chiamato la polizia
MILANO — Il ragazzino, undici anni e le gambe magre, è stato sorpreso con il bicchierino della cioccolata calda davanti alla macchinetta distributrice della biblioteca comunale di via San Paolino, periferia sudovest di Milano. La guardia giurata, 50 anni, quindici di onorato servizio, gli è arrivato alle spalle come un felino e non ci ha visto più. Con la mano sinistra ha afferrato il giovanissimo discolo per i capelli, tirando verso l'alto, e con la destra ha estratto l'arma d'ordinanza avvicinando l'acciaio brunito della canna alla tempia del malcapitato. «Ti avevo detto di smetterla di dare fastidio — gli ha urlato con voce ferma e minacciosa — e adesso ti dico che te ne devi andare di qua immediatamente, altrimenti...». Impietrito, il ragazzino ha perso la parola e il respiro. E mentre i suoi amichetti se la filavano a gambe levate è rimasto lì, in balia del gelido contatto ravvicinato con la calibro 45, mentre la cioccolata bollente gli finiva sui pantaloni e sul pavimento. Aveva dato fastidio tutto il giorno, Cristian. Lui e gli altri, tutti poco più che bambini, erano usciti e entrati dalla biblioteca comunale decine di volte, senza preoccuparsi troppo di chi, su quei tavoli, studiava, leggeva o faceva ricerche. La guardia lo aveva rimproverato a più riprese, ma dalla biblioteca comunale di periferia, trasformata dall'abitudine e dalla necessità in una sorta di centro sociale per giovanissimi, Cristian non se n'era mai andato. Scorribande per tutto il giorno, grida, corse dalla sala biliardino alla sala lettura, fino a quando, verso le 19, è comparsa la pistola. A chiamare la polizia, atterrito, è stato un amico di Cristian che aveva il cellulare in tasca. Ha fatto il 113 e ha chiesto aiuto. Così, in biblioteca, in fretta e furia, è arrivata una volante del commissariato di Porta Ticinese. Ascoltati in disparte uno dall'altro, i ragazzini hanno dato tutti la stessa versione dei fatti e per la guardia giurata sono arrivati i guai. Il fatto, mai saputo prima, risale a qualche tempo fa, mentre è storia di queste ore il processo che vede il vigilante sul banco degli imputati per il reato di «minacce gravi aggravate», articoli 612 e 339 del Codice penale. Lui, Bruno F., la guardia, si difende raccontando che quei ragazzini sono dei «disgraziati che fanno casino tutto il giorno», che lui quella sera «era stanco, esasperato... che li aveva pregati più volte con le buone maniere perché la smettessero di disturbare...», e che in ogni caso aveva «sì estratto la pistola, ma l'aveva puntata verso il soffitto, non alla tempia del bambino». E poi, giura ancora la guardia, l'arma «era in sicura». Fatto sta che al vigilante pagato dal Comune di Milano, che per la sicurezza della biblioteca si affida a un istituto privato, la polizia ha sequestrato la pistola d'ordinanza, una Tanfoglio Witness 1911 calibro 45, e ha segnalato il fatto alla Prefettura, cui spetterà ora decidere il da farsi in merito alla sua licenza di lavoro. I genitori di Cristian, che di notte ha gli incubi e si è rivolto ai medici, nel processo davanti al giudice milanese Anna Introini si sono costituiti parte civile. «Non si può tollerare che un bambino venga minacciato con la pistola — sostiene l'avvocato di famiglia, Marco de Giorgio — la guardia non si è trovata a scorgere all'improvviso due ombre dentro una gioielleria, aveva davanti dei ragazzini all'interno dei locali di una biblioteca del Comune e il suo gesto non può trovare giustificazione alcuna».
28 febbraio 2007
Data invio: 28/2/2007 12:44
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