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Ricerca universitaria su violenza armata a Milano
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Milano 20 gennaio 2013
COMUNICATO STAMPA
Violenza, violenza, violenza quotidiana. Ci stiamo abituando a sentire questo termine anche se resta difficile conviverci. Omicidi e suicidi trovano sempre più facilmente spazio nelle pagine della cronaca. La vita di una persona si svaluta sotto la spinta delle trasformazioni sociali, oppure la naturale aggressività presente in tutte le persone si amplifica liberata dalle sollecitazioni imposte dalle trasformazioni della collettività.
In realtà ci stiamo abituando a convivere con il fenomeno dell’omicidio e del suicidio che sembra trovare sempre più risonanza e adesione come testimoniano le recenti stragi nelle scuole americane che sono diventate un modello di ribellione, di frattura e di rivolta dal vivere civile.
E’ il prezzo di una follia galoppante che non conosce la distanza dei continenti o è l’effetto di sbiaditi modelli educativi determinati dall’affievolirsi dei legami familiari per la dilagante crisi della famiglia che investe l’intera collettività? Risposte affrettate possono essere solo ingannevoli
Lo studio dei fenomeni sociali può rappresentare una prospettiva d’indagine alla pari di quella già intrapresa da un gruppo di ricercatori dell’Università di Milano dove il fenomeno è tutt'altro che sfuocato, senza per questo raggiungere i livelli delle città americane. E’ stato appena pubblicato dall’autorevole rivista internazionale Journal of Interpersonal Violence, il risultato di una ricerca fatta da un gruppo di esperti dell’Università di Milano che ha preso in esame, retrospettivamente, omicidi e suicidi compiuti con da armi da fuoco e da punta e/o taglio nel territorio milanese dal 1 gennaio 1993 al 31 dicembre 2008.
Metodi: Nella prima fase dello studio sono stati analizzati i dati anamnestico-circostanziali delle vittime; nella seconda fase sono stati esaminati i dati relativi alla causa della morte desunti dai verbali di autopsia. Risultati: I casi utili sono risultati 414 (54,2%) omicidi e 350 (45,8%) suicidi.
Conclusioni: Le armi da fuoco hanno ucciso maggiormente (64%) degli strumenti da punta e/o taglio (36%); tali mezzi sono risultati legalmente detenuti nel 40% dei casi (suicidi) ed illegali nel 22% (omicidi). I risultati offrono importanti elementi per orientare iniziative di prevenzione fra cui la rivalutazione dei criteri di concessione del porto d’armi.
Per informazioni: dott. Carlo Alfredo Clerici cell. 335.5466802 e-mail: [email protected]

Allega:


doc Articolo armi traduzione italiano-2-1.doc Dimensione: 557.50 KB; Letture: 286
pdf JIntViol.pdf Dimensione: 1,593.90 KB; Letture: 400

Data invio: 19/1/2013 20:43

Modificato da ADMIN Cea su 19/1/2013 21:03:33
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Re: Ricerca universitaria su violenza armata a Milano
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Ringrazio l'amico dott.Clerici per avermi inoltrato quanto sopra.

Data invio: 19/1/2013 20:43
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