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Sull’ultimo numero di Essecome, viene pubblicato un interessante articolo di Raffaello Juvara inerente le evoluzioni dei sistemi di controllo ronde. Sempre più il nostro settore sembra vivere nel futuro. Parafrasando Strar Trek verrebbe da scrivere Vigilanza Privata, ultima frontiera. Ma sempre più “ultima frontiera” sembra l’appellativo giusto per quell’attività che dalle origini contraddistingue il lavoro delle Guardie Giurate, la timbratura. Eh già direte voi, gli orologi con la chiavetta da girare, quelli con la punzonatura o quelli elettronici di ultima generazione. Non è proprio così. I timbratori elettronici sono ormai, se tutto va bene, di penultima generazione. Adesso viviamo nella nuvola digitale detta Cloud, dove tutti i dati vengono archiviati digitalmente in un posto “altro”. I nuovi sistemi, impossibile definirli “le nuove timbrature”, cominciano ad essere utilizzati sia per la verifica della ronda, in termine classico, che per il controllo della presenza in loco dell’operatore e del suo stato di integrità/salute (monitorando eventuali richieste di soccorso o, come si dice in gergo tecnico, la funzione “uomo a terra”, gestendo anche la presenza sul luogo di lavoro). Evoluzione importante è la possibilità di trasmissione in tempo reale via GPRS, proprio come una periferica d’allarme. Essendo quindi possibile l’interazione internet su qualsiasi device si può affermare di essere in una situazione di controllo ronda e presenze “Web 2.0”. Naturalmente nulla vieta a questo punto un controllo in tempo reale dell’operato non solo da parte della Centrale Operativa, ma anche da parte del cliente. E qui si innescano le problematiche relativa alla privacy e non solo. L’articolo finisce con quest’ulteriore importante analisi; “Se consideriamo pari a 100 la percentuale di potenziale d’uso di queste tecnologie da parte delle società di vigilanza nei vari mercati, si può affermare, senza tema di smentita, che l’Italia si attesta sul 10/15%, non oltre, mentre la media europea è il doppio (con punte d’eccellenza nei paesi centro-nordici e nelle aree orientali) e in alcuni Paesi africani, nord e sud americani, e altri del far east addirittura la percentuale passa tranquillamente al 50/60%. Ed in questo le nostre aziende possono proporre ed esportare l’eccellenza del Made in Italy. Sembra evidente, riassumendo, che i Paesi emergenti e meno afflitti da crisi economica e politica siano i più ricettivi, i più vogliosi nel mettere un gap tra loro e le società che hanno dominato negli ultimi decenni: stanno marciando speditamente quando altri rallentano e alcuni, Italia compresa purtroppo, sono al palo”. Domanda: sarà connesso ad internet pure il palo? Purtroppo sì, si chiama l’internet delle cose ma ne parleremo un’altra volta. Per il momento non ci resta che riprendere le nostre “solite” timbrate. Però un consiglio lo darei: cerchiamo di non subire la modernizzazione imposta dall’alto, ma anzi cavalchiamola. Tradotto: evolviamoci per conservare, e possibilmente migliorare, il nostro posto di lavoro….! Buona Vigilanza a tutti.
Data invio: 27/5/2013 13:03
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