Citazione:
Heimdall ha scritto:
La rivoluzione non partirà mai, per motivi culturali, di interesse, di "disperazione"; troppe persone ho visto lamentarsi di eccessive pretese da parte dell'azienda nei confronti del lavoratore, di cambi all'ultimo minuto, preferenze, mobbing più o meno velato. Si finisce sempre allo stesso punto, ovvero al lamentarsi, subire, rinunciare a qualsiasi rivalsa per poter perlomeno mantenere il proprio posto di lavoro, pagare un altra rata di mutuo, in altra rata di asilo ai figli. E questo i datori di lavoro lo sanno, te lo sbattono in faccia che fuori dalla porta c'è la fila e davanti a te solo girare a vuoto, con il cappello in mano, cercando lavoro da mille aziende che non ti prenderanno perché magari hai più di 30 anni e il mercato del lavoro preferisce le nuove leve, fresche e malleabili. La disperazione non sarà la scintilla ad accendere la miccia, ma sarà il cappio al collo di questo paese.
Condivido in pieno, ma bisogna puntualizzare che la radice della situazione da te descritta, sta nello spregiudicato individualismo "necessario" che si è diffuso negli ultimi 10 anni (dall'inizio della crisi economica mondiale).
Quando c'era lavoro per tutti, i lavoratori erano coesi perché sapevano di agire avendo le necessarie tutele (a volte anche eccessive) e quindi si protestava tutti insieme senza preoccupazioni.
Con l'avvento della crisi, la riduzione delle tutele e la diffusione del lavoro interinale, ognuno pensa - comprensibilmente - al proprio orticello che è fatto, come hai detto tu, di vita quotidiana (mutuo, rate dell'asilo, spesa ecc...). Sinceramente, non mi sento di biasimare chi in momenti del genere pensa alla propria famiglia piuttosto che a battaglie sindacali o idealistiche che con molte probabilità non porteranno a nulla di concreto!
C'è comunque da aggiungere che - anche a detta dell'ISTAT - la recessione è alle spalle, quindi si aspetta il C.C.N.L 2017 per notare se ci sono cambiamenti.