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Guardia giurata uccisa a Roma, sentenza ribaltata: tutti assolti. In primo grado erano 3 ergastoli
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5/8/2016 23:57
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Sentenza completamente ribaltata in appello per la vicenda della morte della guardia giurata Giuliano Colella, freddato con sette colpi di pistola nel marzo 2014 a Roma. La I Corte d'assise d'appello ha assolto, con la formula "per non aver commesso il fatto" con formula dubitativa, Vincenzo De Caro, nonché Marco De Rosa e Stefano Fedeli. I tre erano stati condannati all'ergastolo nel dicembre 2015 dalla III Corte d'assise di Roma. Per De Caro è stato pronunciato anche l'ordine di scarcerazione. Stessa cosa per De Rosa e Fedeli, i quali però restano in carcere perché detenuti per altri reati.



È il 27 marzo 2014 quando, poco prima delle 20, in via Rocca Cencia, nella periferia est romana, in un piazzale dove c'è un ex compattatore dell'Ama, Giuliano Colella arriva in via di Rocca Cencia alla guida del Volkswagen Suv intestato a lui e alla moglie. Giunto sul piazzale ferma la macchina per parlare con un uomo. I due discutono in strada, volano insulti e minacce, dalla lite passano ben presto ai pugni. Poi i colpi d’arma da fuoco. La guardia giurata viene colpita alle spalle, i proiettili gli trapassano la schiena.

L’assassino preme il grilletto quando Giuliano Colella si gira per rientrare in macchina. Si accascia accanto allo sportello. Alcuni testimoni sentono il rumore degli spari e vedono una macchina che si allontana: è quella dell’assassino che, secondo alcuni, era con un altro uomo. Sia il conducente di un autobus che una donna che era andata a prendere le figlie al capolinea chiamano i carabinieri. Colella non aveva precedenti penali. Sposato con due figli, era in servizio da anni alla «Sipro», negli ultimi tempi lavorava nell’ufficio conti, dove passa tutto il giro d’affari e la contabilità della società.

Dall'esame del telefono di Colella e dalle dichiarazioni della moglie, le indagini furono indirizzate su De Caro prima, e su De Rosa e Fedeli successivamente. Gli investigatori si convinsero che De Caro fosse il mandante e gli altri due gli esecutori materiali dell'omicidio (una svolta alle indagini la diedero anche due intercettazioni ambientali). Per quanto riguarda il movente, fu fatto risalire alla pressante esigenza della famiglia di Colella di recuperare un credito vantato al fine di bloccare la vendita della casa di famiglia. Portati a processo, De Caro, De Rosa e Fedeli nel dicembre 2015 furono condannati all'ergastolo. Oggi, il ribaltamento di quella sentenza, e l'assoluzione. Alla lettura del dispositivo, la madre della vittima ha avuto un leggero mancamento.

http://m.ilmessaggero.it/roma/articolo-2331686.html

Data invio: 21/3 22:59
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