La guardia particolare giurataLa sottoposizione dell’attività in questione alle autorizzazioni di polizia di cui agli artt. 133 e 134 T.U.L.P.S. è riferita ad un lavoro esercitato in modo professionale e diretto alla soddisfazione di un bisogno privato di protezione ma suscettibile di interagire con la funzione di polizia in quanto costituente “attività integrativa di questa”.
La tutela dei beni patrimoniali assicurata dagli istituti di vigilanza privata si connota, infatti, come “attività integrativa” delle funzioni di polizia e, in quanto tale, viene subordinata al vaglio del Prefetto.
Neppure l’Uniforme è cosa a sé. L’art.254 del Regolamento di esecuzione al T.U.L.P.S. prevede che le guardie particolari giurate, indossano l’uniforme, o in mancanza portano il distintivo, approvati, entrambi dal Prefetto su domanda del concessionario. Tale disposizione è ulteriormente regolamentata dall’art.230 del citato Regolamento che ne dispone le modalità di riconoscimento della stessa. Di conseguenza, nell’atto di approvazione delle divise, sarà prevista anche l’approvazione del distintivo di qualifica per ogni grado o ruolo ricoperto nell’ambito dell’organizzazione interna dell’istituto.
Quindi, possono inquadrarci nella categoria “operai” o quel che vogliono, ma giuridicamente parlando è inequivocabile e corretto essere corrisposti come “operatori armati di sicurezza privata”. Semplice.
E' cosa ormai troppo nota, che la nostra appare da sempre come una categoria dimenticata da tutti!
Incredibilmente Stato, aziende, sindacato, clienti e perfino le gpg non dimostrano interesse ad un dovuto cambiamento.
Siamo veramente un classe semplicemente recondita, oppure esistono precise istruzioni di un “potere occulto” che vuole la nostra qualifica trascurata e polverosa?
Analizzando la questione è impossibile non rendersi conto della cruda realtà:
Punto di partenzaEcco il punto di partenza, i burattinai assolutamente possibilitati, che innescano nell’ombra un meccanismo perverso a suon di leggi, circolari e normative spesso filtrate da prefetti, questori e aziende che ripropongono in altre chiavi ordinanze inadeguate alle guardie. Un Ordinamento di Ordinanze volatili, divise e suddivise. Regolamenti del momento sempre pronti a sbilanciare il tentativo di raggiungere un possibile equilibrio. Vecchi e potenti.
Non a caso quindi comportamenti inqualificabili trovano terreno fertile e alleati in altre situazioni.
Non possono essere stroncati sul nascere per “una mano” troppo impertinente.
Il meccanismoIl meccanismo alla base consiste nella sopravvivenza non casuale di certe situazioni che non permettono al nostro “Status sociale” di crescere nelle giuste proporzioni.
Non a caso il terreno è fertile per aziende di un certo tipo; sindacati nelle stesse proporzioni; conseguentemente lavoratori selezionati - nel tempo e dai fatti - della stessa pasta.
ConclusioneE' una situazione malsana creata ad hoc dai vertici statali.
Gli ivp sono una esigenza irrinunciabile in una società democratica, ma assolutamente surclassati dagli enti statali che li regolano, probabilmente per timore che l'allievo superi il maestro.
Il modo più semplice di "controllare" a loro prò la situazione è quella di lasciare carta bianca sulla professionalità dei servizi agli ivp che ovviamente, resosi conto di quanto accade, si regolano di conseguenza con mere finalità di business, coltivando un certo humus di dipendenti, quindi poi alcuni sindacalisi, e clienti che corrispondono a determinate deprecabili esigenze, sicuramente non professionali, basate sul risparmio, sull’orlo della legalità e spesso oltre, che non fanno altro che portare ad una concorrenza sleale, causa di vita breve per le aziende serie ovviamente a maggiori spese e costi, che sono costrette a liquidare le guardie, per questi scorretti motivi e non certo per mancanza di lavoro: proprio in un periodo come questo, dove il bisogno di vigilanza raggiunge toni allarmanti e le Guardie particolari giurate sono chiamate a rivestire ruoli sempre più delicati, come ormai accade, fino a prima, svolti dalle Forze dell’Ordine.
La risultanza è un formidabile muro di gomma per chi esige la professionalità. E lo stato può sempre sedersi sugli allori pronto ad ogni richiesta del cittadino a decantare la grande differenza tra statale e privato....
Basti pensare che le Guardie devono tassativamente affrontare almeno sei prove ogni due anni con cadenza quadrimestrale, oltre due visite mediche specialistiche, per non parlare di tutti i corsi a cui sono sottoposte a livello aziendale periodicamente (incendio, pronto soccorso, difesa, eccetera). Vestiario, armamento e dotazioni sono fornite seguendo rigidi canoni del Lavoro, senza attenuanti di tagli dei costi, come avviene invece nello Stato dove sappiamo per esempio che tutto questo è ridotto ai minimi termini per gli Agenti in strada che dopo l’assunzione salvo complicanze, non supportano altre visite mediche e al poligono si recano vergognosamente di meno.
Questo almeno dovrebbe essere se le aziende subissero la normale regolamentazione cui dovrebbero essere sottoposte, ma che invece abbiamo capito non avvenire o avvenire con troppa manica larga.
Dopotutto per lo Stato una situazione alternativa vorrebbe dire costi maggiori per sovenzionare una maggiore capacità delle ff.oo. Cioè, papale papale, vorrebbe dire ridurre le paghe dei nostri "poveri" ministri fino a "ridurli all'osso e alla fame"..............
Quindi anche le aberranti storie che appartengono alla nostra
"casta sindacale" sono solo una conseguenza ben voluta dal
“clan” che regola leggi, giurisprudenza, diritto, eccetera.
Finché i
“nostri legislatori” per imporre i loro comodi probabilmente per reprimere paure senza senso recondite nei meandri dei loro incubi (tipo la dichiarata nostra disunione per timore di colpi di stato
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), si serviranno della collaborazione di aziende e sindacati, che a loro volta potranno disporre delle guardie a loro piacimento (a ognuno “la propria fetta”), c’è poco o nulla da sperare.
Però già un buon punto di partenza, aver scoperchiato quel famoso
“Vaso di Pandora”….
Bozza di “una” possibile soluzioneNon esiste “la soluzione”, ma “le soluzioni” che devono essere applicate come goccia battente, senza nascondersi dietro una finta professionalità: oggi giorno la maggior parte della vigilanza privata rappresenta una specie di truffa legalizzata! Questo non coinvolge certo il singolo operato della guardia.
Per questo bisogna lavorare in più fronti. Sensibilizzare l’opinione pubblica (tra cui il possibile cliente); rendere innocui quei sindacalisti opportunisti dando credito ai delegati che si impegnano nel loro nobile compito; informare le guardie; coinvolgere platealmente sindacato e istituzioni così che loro malgrado, non possano arretrare; creare conseguentemente terra bruciata attorno a quegli istituti che vendono fumo negli occhi sulle spalle dei dipendenti.