nardy, mi pare di capire anche in questa discussione, che con la VP hai poco a che fare. Poco male, ma per fornire utili consigli bisogna prima informarsi per benino.
Innanzi tutto, quasi tutti gli ivp forniscono placche con inciso il logo dell'azienda e spesso non è neppure riportata la digitura di gpg (da qui la mia idea di pretendere un distintivo nazionale riconosciuto: vedi conclusione mio post sopra).
Chiariamo pure che la placca o distintivo di riconoscimento, giuridicamente riconosciuto, ha finalità riconducibili all'esigenza e per questo non obbligatoriamente correlata, alla tessera identificativa.
Poi, non esiste deroga per placche o distintivi con la scritta "Polizia Privata" e simili... neppure pagando 25 Euro l'anno... (
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)
Essere iscritto ad una Associazione di polizia, include meramente l'eventuale tessera con riportato chiaramente lo stato sociale di "Associazione", non giustificando il bisogno di una placca, meno che meno con la scritta Polizia, salvo farne un bel quadretto da appendere a casa, perché non è giustificato lo scopo proprio della placca, quindi in virtù di regole e circolari.
Vediamo la questione in breve:
DIPARTIMENTO DELLA PUBBLICA SICUREZZA
UFFICIO PER L’AMMINISTRAZIONE GENERALE
Ufficio per gli Affari della Polizia Amministrativa e Sociale
Prot: nr.557/PAS.10758.10089.D.(1)
Roma, 22 GEN. 2007
[...]
...non pare potersi dubitare dell’intento perseguito dalla norma che è quello di impedire qualsiasi confusione fra vigilanza privata e organi pubblici in servizio di polizia, conformemente, del resto, al dettato fondamentale di cui all’art. 134, 4° comma, del Testo unico delle leggi di P.S., che sancisce chiaramente il principio secondo cui le funzioni di polizia sono di esclusiva competenza degli organi pubblici cui la legge conferisce le relative potestà e compiti e non possono essere esercitate da soggetti privati.
Cionondimeno, poiché potrebbe dubitarsi dell’estensibilità dell’art.254 in parola, va comunque ritenuto che l’autorità di pubblica sicurezza può avvalersi della potestà di imporre ai soggetti autorizzati specifiche prescrizioni “nel pubblico interesse” (art.9 del Testo Unico delle leggi di pubblica sicurezza).
Ravvisandosi, quindi, la necessità che sia nella denominazione di un istituto di vigilanza (e, mutatis mutandis, di un istituto d’investigazioni private), sia nel logo e nei colori sociali e sia, soprattutto, nella livrea e nelle dotazioni dei veicoli utilizzati, non sussistano elementi che possano creare nella collettività dubbi circa le attività svolte dagli istituti in parola, ingenerando l’erroneo convincimento che essi siano titolari di pubbliche potestà, i Sigg. Prefetti sono pregati di adottare, all’atto del rilascio della licenza, o successivamente per quelle già rilasciate, le prescrizioni del caso (anche in termini di divieto), al fine di evitare che nella denominazione dell’istituto, nel logo o nei contrassegni distintivi dello stesso, dei mezzi utilizzati e delle uniformi del personale, vi siano riferimenti al termine “polizia” (ad es. “polizia privata”) o “carabinieri” o altri consimili, ovvero ad attività riservate agli organi di polizia.
Analoghe prescrizioni saranno adottate nei confronti degli istituti di investigazione privata ed anche di quegli addetti alla vigilanza ittica, venatoria o ambientale, e dei relativi organismi d’appartenenza, cui la legge conferisce eccezionalmente limitate potestà di carattere pubblicistico che, comunque, non possono essere confuse o identificate con le attività di polizia.
[...]
Il Capo della Polizia
Direttore Generale della Pubblica Sicurezza
De Gennaro
F.to De GennaroSe non hai un preciso regolamento che smentisca o più semplicemente riveda, quanto sopra riportato, penso non serva aggiungere dell'altro risolutivo, in caso di dubbi.