BEVEILIGER DISARMATILeggendo il thread, mi ha colpito il clamore suscitato nell’apprendere che ci sono - in questo caso in Olanda - Operatori disarmati, paragonabili alla categoria “Guardie decretate”: i Beveiliger, appunto.
Tenuto conto che anche da noi esistono Guardie Giurate (non armate) e Guardie Particolari Giurate (armate), e che le prime sono giuridicamente differenti dagli Operatori service non decretati (Portierato e Guardiania), si denota subito che la questione non si affossa sul bisogno di essere armati, ma eventualmente sulle competenze nelle mansioni pur sempre di vigilanza e controllo.
Ovvero, agli addetti che attuano la difesa della proprietà mobiliare e immobiliare non può essere attribuito un obbligo sproporzionato di esporsi al rischio inerente alla difesa attiva della proprietà da eventuali aggressioni esterne. Quindi il rapporto tra modalità di lavoro tra operatori armati e non, cambia.
Di fatto, si è ben inteso che anche nel caso dei Beveiliger seppure in casi eccezionali è previsto il porto d’armi; e ancora, lo stesso Gio_NL ammette che la cosa tra colleghi olandesi è discussa; e che lui stesso un porto simile all’Italia non darebbe fastidio.
Quindi, non condivido che il porto d’arma accentui i rischi, ma è l’organizzazione di un servizio che deve limitarli. È la professionalità acquisita con corsi specifici e l’interesse del candidato ottenuto con apposite selezioni, che rende ineccepibile il comportamento e l’eventuale reazione del diretto interessato, limitatamente alle proprie competenze. Gli agenti Forze dell’Ordine non sono marziani, ne superuomini!
In definitiva, più che discutere sul porto o meno d’armi, bisogna concordare quali sono i servizi che necessitano di operatori armati o meno. In Italia, con “metro di misura Italiano”, è stato fatto. Nei Paesi Bassi, col “metro Olandese”.
DISARMO E RISCHIOInvece, non condivido che il disarmo esoneri al rischio l’operatore. Il principio dovrebbe riguardare proporzione tra bottino e danno. Ma, aimè, abbiamo fin troppe testimonianze di danni sproporzionatamente alti per valori irrisori fino ad arrivare a torturare e infine trucidare degli anziani per miseri spiccioli. E altre atrocità più o meno simili. Guardie “sparate” solo per essere giunte sul posto sbagliato al momento sbagliato, e avrebbero sparato pure se capitava un bambino, solo che certe parti poco raccomandate o a rischio, sono frequentate da farabutti per delinquere e da guardie perché ordinate. La polizia giunge su chiamata … spesso delle Guardie
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Non dimentichiamo neppure, che lo Stato Italiano ha dovuto cedere all’evidenza dei fatti, nonostante il disaccordo iniziale, all’armamento delle Guardie Particolari Giurate, a causa di avvenimenti delittuosi inerenti Guardie, avvenuti addirittura fuori servizio ma per cause riconducibili al lavoro. Per questo l’estensione è avvenuta oltre che in abiti civili, anche in tutto il territori Italiano.
PROFESSIONISTILo Stato italiano attraverso una legge o appositi regolamenti (ministeriali, regionali, etc.) definisce quali siano i criteri minimi per
esercitare una professione attraverso la così detta "regolamentazione dell'accesso".
Poiché la categoria “Guardie decretate” nel territorio italiano non è esente da detta proprietà, il “mestiere” di Guardia Giurata in Italia è definibile come una professione nel campo della Sicurezza privata. Altresì detti operatori armati e non, sono individuati legittimamente come professionisti di tale compito.
In oltre, la sottoposizione dell’attività in questione è riferita ad un lavoro esercitato in modo professionale e diretto alla soddisfazione di un bisogno privato di protezione ma suscettibile di interagire con la funzione di polizia in quanto costituente “attività integrativa di questa”.
La tutela dei beni patrimoniali assicurata dagli istituti di vigilanza privata si connota, infatti, come “attività integrativa” delle funzioni di polizia e, in quanto tale, viene subordinata al vaglio del Prefetto.
In definitiva, il servizio delle guardie particolari giurate si attiene esclusivamente alla prevenzione e repressione delle attività predatorie e, quindi, di difesa del diritto di proprietà, tantè che alle medesime è fatto esplicito divieto di attendere ad altre mansioni lavorative che possano “distrarre” dal servizio di vigilanza cui sono destinate del tipo Portierato, Guardiania, fattorino, impiegato, controlli ascensori, perdite, impianti eccetera e altre diavolerie del genere. Poi le segnalazioni per gli interventi mirati succedono comunque come farebbe chiunque, ma non come assegnazione di mansione.
NORMATIVEUn altro concetto che mi pare si sia fatta un poca di confusione sono le Normative vigenti lacunose o meno, e il non rispetto di queste. Sono due concetti fondamentalmente diversi.
Purtroppo in Italia, sussistono entrambe i problemi: la materia è cadenzata da leggi e regole obsolete e lacunose e fin troppo spesso neppure applicate dalle aziende, forti di un lasco (lecitamente sospetto) dello Stato. Pure una eventuale riforma, sarà destinata ad affossare e troverà poco cambiamento se alla fin-fine lo Stato non si prodigherà a controlli appurati.
Preciso che si continua aprlare di "Riforma" anche se nessuno si muove per un Contratto Nazionale delle Guardie Giurate scaduto ormai dal 2008.
VASO DI PANDORAE' cosa ormai nota in Italia, che la nostra appare da sempre come una categoria dimenticata da tutti.
Incredibilmente Stato, aziende, sindacato, clienti e perfino le Guardie medesime non dimostrano interesse ad un dovuto cambiamento.
Siamo veramente un classe semplicemente recondita, oppure esistono precise istruzioni di un “potere occulto” che vuole la nostra qualifica trascurata e polverosa?
Analizzando la questione è impossibile non rendersi conto della cruda realtà.
Il punto di partenza, sono i “burattinai assolutamente possibilitati”, che innescano nell’ombra un meccanismo perverso a suon di leggi, circolari e normative spesso filtrate da prefetti, questori e aziende che ripropongono in altre chiavi ordinanze inadeguate alle guardie. Un Ordinamento di Ordinanze volatili, divise e suddivise. Regolamenti del momento, interpretati all’istante, sempre pronti a sbilanciare il tentativo di raggiungere un possibile equilibrio. Vecchi e potenti. Ma fateci caso tutti promettono ma nessuno dà ... la risposta è semplice: tantissimi politici hanno le mani nel nostro settore. Secondo voi ci aumentano la paga?
Non a caso quindi comportamenti inqualificabili trovano terreno fertile e alleati in altre situazioni.
Non possono essere stroncati sul nascere per “una mano” troppo impertinente.
Vengo al dettaglio.
Lo StatoRisultano di scarsa o nulla utilità, le competenze Statali, che regolano con poche attenzioni la funzionalità effettiva degli Istituti, trovando evidentemente più opportuno lasciare apparire all’opinione pubblica, quello che potrebbe essere una potenziale sinergia d’appoggio con le Forze dell’Ordine come un’armata brancaleone:
abbassare gli uni per far apparire più alti gli altri. Per esempio, in una nottata, una città è mediamente pattugliata e presidiata da centinaia di Guardie private, contro la presenza di una volante (tre Agenti) e spesso neppure per Corpo: Carabinieri, Polizia, Guardia di Finanza. La Polizia Municipale di notte fa le nanne. Certo nelle città a rischio il numero sale … ma anche per le Guardie! Ora immaginate se le Guardie private fossero istruite e regolamentate con professionale capacità, mentre attualmente i tagli di organico, dei corsi e delle dotazioni, persevera nei Ministeri compreso (e forse soprattutto) in quello dell’Interno! La gente finirebbe per credere nella VP e non nelle FFOO.
Un metro di misura comunque sbagliato, ma che andrebbe mantenuto corretto sovvenzionando i tutori dell’Ordine con dovizia e regolamentando la Vigilanza privata con serietà. La differenza resta l’autorità.
Ma dopotutto, per lo Stato una situazione alternativa vorrebbe dire costi maggiori per sovenzionare una maggiore capacità delle FFOO. Cioè, papale-papale, vorrebbe dire ridurre le paghe dei nostri "poveri" ministri fino a "ridurli all'osso e alla fame"
Gli Istituti di Vigilanza privataGli ivp sono una esigenza irrinunciabile in una società democratica, ma assolutamente surclassati dagli Enti Statali che li regolano.
Il modo più semplice per i politici, di "controllare" a loro pro la situazione è quella di lasciare carta bianca sulla professionalità dei servizi agli Istituti di Vigilanza che ovviamente, resosi conto di quanto accade,
si regolano di conseguenza con mere finalità di business, coltivando un certo humus di dipendenti, quindi poi alcuni sindacalisti, e clienti che corrispondono a determinate deprecabili esigenze, sicuramente non professionali, basate sul risparmio, sull’orlo della legalità e spesso oltre, che non fanno altro che portare ad una concorrenza sleale, causa di vita breve per le aziende serie ovviamente a maggiori spese e costi, che sono costrette a liquidare le guardie, per questi scorretti motivi e non certo per mancanza di lavoro: proprio in un periodo come questo, dove il bisogno di vigilanza raggiunge toni allarmanti e le Guardie particolari giurate sono chiamate a rivestire ruoli sempre più delicati, come ormai accade, fino a prima, svolti dalle Forze dell’Ordine.
La risultanza è un formidabile muro di gomma per chi esige la professionalità. E lo stato può sempre sedersi sugli allori pronto ad ogni richiesta del cittadino a decantare la grande differenza tra statale e privato....
Il clienteIn un epoca dove la vigilanza è intesa come cavillo assicurativo e non per quello che dovrebbe essere, l’azienda che decide di fornire personale formato e adeguatamente attrezzato, quindi ad un costo non indifferentemente maggiore, risulta perdente da subito, perché il cliente stesso è interessato al massimo risparmio senza dimostrare interesse ne conoscenza di cosa significhi vigilanza privata, preferendo un uomo in divisa tutto fare, piuttosto che una persona che per mansione “altro non fa” che vigilare.
La GuardiaL’anello ultimo. Diviene preferibile la Guardia che corrisponde fin dall’inizio a simili operatori (un uomo in divisa tutto fare, piuttosto che una persona che per mansione “altro non fa” che vigilare).
Diversamente comporterebbe ulteriori problematiche per governare dipendenti ben preparati, a conoscenza oltre che dei doveri anche dei diritti.
Quindi la selezione delle capacità del personale avviene con criteri contrari a ciò che dovrebbe essere.
Il SindacatoIn tutto questo contesto si inseriscono a pennello “certe delegazioni sindacali”, rappresentate da dipendenti che trovano più convenevole assecondare le aziende piuttosto che iniziare una lotta schierati dalla parte di lavoratori, che certo non garantiscono un gruppo forte, di fiducia e compatto, per i motivi sopraesposti, guidati pure da professionisti che politicamente e per altri interessi si riconducono ai primi (governanti) e ai secondi (datori di lavoro). Va da se che regole e contratti non trovano mai il soddisfacente risultato sperato da chi di vigilanza ne capisce qualcosa.
ConclusioneOra è estremamente facile rendersi conto che gli unici punti di riferimento: guardie, clienti, istitui, sindacati e istituzioni, fanno già parte del “calderone delle questioni”. Insomma, un po’ come cercare aiuto in bocca al lupo!
Il meccanismo alla base consiste nella sopravvivenza non casuale di certe situazioni che non permettono al nostro “Status sociale” di crescere nelle giuste proporzioni.
Non a caso il terreno è fertile per aziende di un certo tipo; sindacati nelle stesse proporzioni; conseguentemente lavoratori e clienti selezionati - nel tempo e dai fatti - della stessa pasta.
Conclusione
E' una situazione malsana creata e mantenuta ad hoc dai vertici statali.
ISTITUTI DI VIGILANZA PRIVATA SERIUna nota di riflessione. Per chi crede che esistano Istituti di Vigilanza privata in Italia che non basano l’attività ai ritmi sopra esposti, ripeto che la concorrenza sleale che si è andata a generare mette fuori gioco chi offre professionalità a costi ovviamente superiori (vedi titolo sopra
Il cliente). Senza ma e senza però.
CONCETTO DIFESA PERSONALEUn altro punto che mi ha lasciato un poco perplesso è l’ideologia prevalente sulla difesa personale armata:
”il vostro porto e solo ed esclusivo per legittima difesa”Non è così. È confuso l’uso legittimo dell’arma con l’autorità di intervento.
La difesa legittima armata è un concetto ben definito uguale per tutti. Nessuno ha più diritto di uccidere di un altro. Polizia compresa. Le motivazioni sono strettamente connesse al bisogno di difendersi in uguale misura per tutti.
La differenza sta nell’autorità, commisurate al rischio di doversi difendere, cui i tutori dell’ordine invece sono chiamati in causa con maggiore vincolo.
Una guardia di fronte ad un reato deve intervenire nei molti limiti del possibile e non può aggravare la situazione, magari giungendo ad adoperare l’arma, per essersi prestato oltre il buon senso. Il compito primario della Guardia è allarmare le autorità competenti e da qui i suoi confini (secondo le possibilità poi la dissuasione e l’eventuale intervento diretto). Se nell’esercizio delle proprie funzioni qui descritte si ritrova in pericolo di vita è lecito possa difendersi proporzionalmente, eventualmente anche con l’arma. Quindi non per forzare un intervento a tutti i costi ma per difendersi se minacciato per aver compromesso l’atto criminoso.
Una guardia che affronta un ladruncolo che all’ultimo momento, imprevedibilmente tiro fuori un “canne mozze” ha il diritto di difendersi con l’arma. La stessa guardia che affronta un manipolo di scatenati armati, non è professionale e rischia di brutto.
Invece, nelle medesime condizioni, le FF.OO. sono l’autorità specifica voluta ad intervenire. Sempre con logica e buon senso: anche in questo caso, un poliziotto che affronta armato di pistola 10 rapinatori in Banca, armati di AK-47 scatenando per il suo intervenire un putiferio, se sopravvive, non la passa di certo liscia!
Comunque l’intervento specifico per i tutori dell’ordine è limitato solo dall’organizzazione e non dalle competenze.
La guardia, quando interviene in modo inappropriato acutizzando un problema allora di autorità della Polizia, esce dalle competenze rischiando di compromettere il buon risultato, la sicurezza propria e altrui e non da meno provvedimenti disciplinari.
La capacità di riconoscere le situazioni immediatamente e comportarsi di conseguenza nei modi migliori, fa la differenza tra gli operatori e il distinguo nella professionalità. Una capacità nel nostro Paese (Italia) messa a dura prova per la mancanza di una formazione specifica e di un adeguamento giuridico, per lo sfruttamento della categoria, dove fin troppo spesso la “difesa personale” è messa all’indice come “giustizia privata”. Rendersi conto anche di queste circostanze non può che aiutare a comprendere, per poter agire nel migliore dei modi.