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CRONACA : Assalto al portavalori in Romania, fonnese in carcere ma ha un alibi
Inviato da ADMIN il 30/12/2010 11:51:15 (42 letture) News dello stesso autore

Assalto al portavalori in Romania, fonnese in carcere ma ha un alibi
Da quasi un anno è in carcere in Romania con l’accusa di aver rapinato un furgone portavalori. Di Massimo Loddo, 33 anni, di Fonni, da allora non si hanno più notizie certe. Non si sa se gli sia stato garantito il diritto di difesa né se le condizioni di reclusione rispettino i diritti civili. I familiari sono convinti della sua innocenza e da mesi si battono perché le autorità romene garantiscano un giusto processo
di Valeria Gianoglio
FONNI. «Non chiediamo favori, né facciamo suppliche: vogliamo solo che a mio fratello Massimo siano garantiti i diritti minimi di difesa. Che gli sia data la possibilità di dimostrare la sua innocenza perché è da mesi in carcere in Romania senza possibilità di difendersi dall'accusa di aver rapinato un portavalori». Giannina Loddo, fonnese trapiantata nell'Oristanese, è una sorella preoccupata ma decisa. Da qualche mese sta raccogliendo forze e notizie per tirare fuori il fratello più piccolo - che prima di questa vicenda viveva a Fonni - da una storia che definisce una odissea.

Tanto che il caso di Massimo Loddo è approdato recentemente anche in Parlamento con una interrogazione al ministro agli Affari esteri presentata dal deputato Pdl Marco Zacchera. «Il 27 gennaio 2010 - si legge nell'interrogazione - è stato arrestato a Baiamare, in Romania, il connazionale Massimo Loddo, nato a Nuoro il 14 settembre 1977, con l'accusa di aver partecipato a una rapina a un portavalori il 15 settembre 2009. Secondo i familiari ciò non sarebbe stato possibile in quanto il congiunto il giorno della rapina era in Sardegna e sarebbero poi progressivamente cadute altre prove, presuntivamente a suo carico».

Il parlamentare chiede dunque «Quale sia la situazione del connazionale e se vengano osservate dalle autorità romene le norme vigenti in materia di carcerazione preventiva, se le nostre autorità consolari, in Romania, abbiano visitato il detenuto e in quali condizioni lo abbiano trovato, se si abbiano notizie circa il processo che si instaurerà a suo carico, se sia garantito il diritto alla difesa».

L'interrogazione attende ancora una risposta da parte del ministero, ma nel frattempo, Giannina Loddo e il resto della famiglia non sono rimasti con le mani in mano. È da mesi, ormai, che consultano siti internet, che si documentano con cura sulla legislazione romena, che cercano di capire come possono tirare fuori al più presto dai guai il loro caro Massimo, che da mesi si trova in una cella di un carcere della Transilvania.


«L'unica sfortuna di Massimo - dice la sorella Giannina - è stata quella di conoscere per caso un romeno che poi si è scoperto avere diversi problemi con la giustizia. Questa persona gli aveva offerto un lavoro in Romania, poi si sono incontrati lì per definire la questione ma proprio quel giorno il romeno è stato arrestato e con lui purtroppo è stato arrestato anche Massimo». Giannina Loddo e il resto della famiglia ne sono convinti: il loro Massimo è finito in carcere da innocente.

«È stato accusato di una rapina a un furgone portavalori avvenuta il 15 settembre del 2009 - spiega la donna - Ma quel giorno lui era in Sardegna, era a Fonni e lo hanno visto». Ma non basta. Sempre secondo i Loddo, Massimo Loddo sarebbe stato incastrato da prove inesistenti o infondate. Compresa l'analisi fatta su un Dna recuperato da alcuni abiti.

«Per sei mesi - aggiunge Giannina Loddo - abbiamo aspettato con pazienza e fiducia che la giustizia romena facesse il suo corso e che mettesse mio fratello nelle condizioni di parlare, di difendersi. Ma purtroppo questo non è successo, a mio fratello non è stato consentito, ad esempio, di poter chiedere una controperizia sul Dna prelevato dagli abiti. Per questo, abbiamo deciso di fare tutto il possibile perché vengano riconosciuti i suoi diritti di difesa. Ripeto: non vogliamo favori, né supplichiamo nessuno, o chiediamo miracoli. Vogliamo solo che in tutti i paesi europei venga riconosciuto il principio della presunzione di innocenza e la possibilità, per chi si trova in carcere, di difendersi. Perché mio fratello deve uscire da questa storia a testa alta. Prima di questa vicenda non ha mai avuto alcun problema con la giustizia, è sempre stato tranquillo e onesto. La sua sfortuna, non mi stancherò di ripeterlo, è di aver incontrato la persona sbagliata, ma lui non aveva idea del suo passato».

http://lanuovasardegna.gelocal.it

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